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Le zone industriali

Brutte, arrugginite, piene di cemento e con poche persone per la strada.

Le zone industriali delle nostre città non sono certo i posti più battuti dai turisti, che si ammassano nel Centro cittadino per fotografare tutti la stessa cosa.

Eppure è lì che si produce gran parte della nostra ricchezza.

Lì le persone trascorrono tante ore della propria vita attiva e mettono in pratica il loro sapere.

Soprattutto è l’industria che ha caratterizzato gran parte nel Novecento ed è lì che si generano i prodotti che usiamo tutti i giorni: elettrodomestici, prodotti chimici, oggetti in metallo, vestiti. Che cosa è più rappresentativo della contemporaneità? L’industria è nella nostra identità e giocherà un ruolo chiave nel futuro.

Adoro andare a fotografarle: c’è tranquillità, poca gente e tanto spazio per parcheggiare.

Industria a Ferrara
Industria a Ferrara
Zona industriale di Ferrara
Zona industriale di Ferrara
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Street Photography #1

Una cosa che adoro è il bianco e nero con la grana tipica della pellicola, soprattutto nella street photography. Solo Lightroom al momento riesce a generare questo effetto ed è simile a quello che ho ottenuto usando la pellicola Kodak Tri-X 400.

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Grandangoli e diaframmi chiusi

Certo, il bokeh cattura lo sguardo e un angolo di campo ristretto isola un dettaglio trasformandolo in protagonista.

Ma quando si tratta di fotografare la realtà, le focali lievemente grandangolari e i diaframmi chiusi sono gli strumenti più adatti.

Una focale intorno ai 35mm immerge lo spettatore nell’ambiente in modo addirittura superiore, anche se di poco, rispetto alla vista umana. Si ha quindi una visione molto simile a quella che il fotografo aveva al momento dello scatto. Meglio ancora: una visione molto simile a quella che il fotografo aveva quando ha deciso di scattare.

I diaframmi chiusi aumentano la profondità di campo mettendo (quasi) tutto a fuoco, rinforzando il concetto di immersione nell’ambiente e legando il soggetto al suo contesto.

Ecco perché in un certo senso secondo me l’uso di profondità di campo ristrette e focali troppo lontane dai 35mm equivale al narrare la realtà in uno stato di alterazione psichica: una cosa affascinante ma poco adatta ad uno stile autentico.

Su colori e bianco e nero

Un fotografo impara nel tempo a maturare una visione “in bianco e nero”, basata sulle differenze tonali. Per questo motivo trovo assolutamente realistico narrare per immagini in bianco e nero.

C’è di più: i media hanno abituato per decenni il pubblico al foto “sul campo” in bianco e nero, tanto che paradossalmente quelle foto possono sembrare più autorevoli di quelle a colori.

Foto di Ferrara in bianco e nero
Foto di Ferrara in bianco e nero
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In montagna meglio l’iPhone

Posseggo un iPhone 11 PRO, che in pratica è più una fotocamera che un telefono. Già l’anno scorso, quando ancora avevo un iPhone 6 ormai vetusto, ho avuto modo di apprezzare quando sia più comodo usare uno smartphone in montagna per fare foto rispetto ad una ingombrante DSLR (reflex) o mirrorless.

Poco importa che una fotocamera sia reflex o mirrorless: difficilmente avrai meno di 1 – 1.5 Kg di attrezzatura attaccati al collo. O peggio ancora nello zaino, dove magari la macchina fotografica è più protetta, ma anche meno accessibile ogni volta che avrai l’intuizione di uno scatto.

Lo smartphone lo estrai dalla tasca tutte le volte che vuoi e scatti foto già bellissime. Soprattutto ne scatti di più.

Che dire poi degli strumenti di correzione integrati nella App Foto di iOS? Difficilmente si sente bisogno di app di terze parti, se non forse di VSCO per avere a disposizione molti effetti “pellicola” di alta qualità.

In particolare quest’anno ho voluto concentrarmi sul bianco e nero, e su iPhone segnalo il filtro già integrato nella fotocamera “Noir”. Davvero non c’è bisogno d’altro, se non per questi 3 casi:

  • Molti megapixel “reali”
  • Focali lunghe per fotografare la fauna
  • Effetto bokeh