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FreeBSD e supporto a UTF-8

Dopo aver installato FreeBSD su un server remoto, ho scoperto che una volta collegatomi via SSH non riuscivo a digitare correttamente le lettere accentate. Ho provato anche col simbolo dell’euro (€) ma niente da fare.

Ho scoperto allora che FreeBSD di default non supporta UTF-8, ma che è possibile risolvere il problema in vari modi.

Essenzialmente si può scegliere di abilitarlo a livello di sistema o per singolo utente. Opterò per questa seconda possibilità, perché finché il supporto non sarà presente di default, ritengo sia possibile che si presenti qualche problema. Se ritieni che io sia troppo prudente, segui questa mini guida usando però il file /etc/login.conf anziché quello specifico per l’utente ~/.login_conf, ma tutto il resto è uguale.

Per abilitare il supporto a UTF-8 di FreeBSD a livello di utente

  1. Aprire il file ~/.login_conf col proprio editor preferito

  2. Sostituire il contenuto con quello mostrato in figura

    me:\
    :charset=UTF-8:\
    :lang=en_US.UTF-8:
    (nella seconda e terza riga usare la tabulazione, ricopiare anche gli slash e i ‘:’)

  3. Compilare il file di configurazione

    Il file che abbiamo appena modificato va compilato col comando:
    cap_mkdb ~/.login_conf

  4. Effettuare il logout e di nuovo il login

    Le impostazioni vengono ricaricate al login successivo

Ho letto in giro che dalla versione 13 il supporto di FreeBSD per UTF-8 ci sarà di default, speriamo!

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Big Sur, che delusione

Il nuovo sistema operativo di Apple, col quale si esce dal lungo e glorioso corso della versione X (ten), fa sicuramente qualche passo avanti nel design, ma anche alcuni passi indietro nelle performance.

Decisamente meno reattivo e veloce anche su computer Apple dell’anno precedente, il sistema ha esordito anche diverse pecche nella gestione Bluetooth (quelle che ho notato io sono state superate al primo aggiornamento) e altri errori grafici qua e là. Ad esempio i link a cartelle di rete sul desktop mi compaiono con icone strane.

Ma il problema è quello delle performance: si ha proprio l’impressione di lavorare con un sistema “ovattato”.

Auspico che escano nei prossimi mesi varie patch che risolvano i problemi, visto che ovviamente le soluzioni trash che si trovano in rete sono solo palliativi (cancellare i file temporanei e altre amenità che si leggono da 20 anni).

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Linux non serve per riciclare i PC vecchi

Una cosa che leggo spessissimo nelle mie (rare) incursioni su Facebook nei gruppi dei linuxari è del tipo:

Ho un PC con un un Pentium IV del 2002 e 128 mega di RAM… meglio LXDE o Fluxbox?

A parte i virtuosismi, che razza di senso ha oggi usare un computer del genere, quando il grosso delle attività si fa sul Web, dove serve comunque usare un browser aggiornato?

Linux gira su macchine anche molto “deboli”, è vero, ma la cosa ha senso quando queste macchine servono per applicativi specifici (es. un file server domestico, un router, un sistema virtualizzato per alcuni servizi specifici ecc.), non per un PC domestico! Anche in questi casi, spesso è molto meglio usare dispositivi decisamente più intelligenti ed “ecologici” come Raspberry Pi.

La cosa migliore da fare con un PC come quello descritto sopra è portarlo all’isola ecologica per smaltirlo. Piuttosto, meglio spendere un po’ di soldi per comprare una macchina di ultima generazione su cui caricare il proprio sistema operativo preferito, ad esempio Linux: disco SSD 0,5-1 Tb, 32 GB di RAM, CPU con 8 core, scheda video decente e monitor UHD ad alta densità.

Linux non è un sistema di serie B da usare sugli “scassoni”: è un sistema di prima classe da far sfrecciare su hardware decente.