Deliveroo, Just Eat, Amazon, ecc. sono nemici dell’economia reale.
Sarebbe molto più interessante che enti come i Comuni lavorassero a piattaforme proprie ad uso delle attività locali per favorire la consegna a casa della spesa e degli acquisti generali e dei pasti a domicilio.
Si potrebbe immaginare ad un servizio con costi molto bassi da redistribuire alla collettività nel bilancio comunale e per ripagare le (modeste) spese infrastrutturali e di sviluppo. Oppure anche un uso gratuito.
Si favorirebbe il lavoro locale e le attività locali, bypassando agevolmente il problema di sponsorizzare la piattaforma, cosa che un Comune dovrebbe poter fare in modo piuttosto agevole.
Ovviamente tutto open source e sviluppato localmente.
Dopo l’aggiornamento a macOS Big Sur, ho notato gravi problemi con le mie cuffie bluetooth: l’audio saltava, si sentiva a tratti ed era praticamente inutilizzabile.
Segnalo che la soluzione è piuttosto semplice: basta aprire l’applicazione Terminale, incollare questo comando e premere Invio:
sudo rm -rf /Library/Audio/Plug-ins/HAL/
A questo punto verrà richiesta la password dell’utente, che dovrà essere inserita per autorizzare il comando.
A questo punto Riavviare subito il Mac e godersi l’audio nelle proprie cuffie bluetooth preferite!
Foto con look analogico realizzata con iPhone 11 PRO e Dazz Cam
La fotografia analogica oggi è impraticabile per via dei costi, ma la resa dell’analogico può essere resa anche col digitale.
Una delle caratteristiche dei sistemi analogici è la loro “imprecisione”, soprattutto in quei sistemi non esattamente di fascia alta.
Però proprio quella imprecisione ci rende i sistemi analogici più simpatici, perché sono più simili a noi. I nostri ricordi spesso sono tutt’altro che nitidi; col tempo diventano meno precisi e a volte si deformano, proprio come una vecchia foto esposta per anni alla luce o un VHS visto troppe volte.
Dare un look “analogico” alle nostre foto non è così semplice, ma di sicuro eliminare quella nitidezza spietata del digitale è il primo passo. Oggi molte app per smartphone svolgono un lavoro eccellente in questo senso. Dazz Cam secondo me è davvero eccellente.
La immagino 100% aperta, senza le stronzate di spionaggio cinesi e americane. Ma se proprio ci devono essere, almeno siano europee.
Servono: CPU made in EU, chipset made in EU, chip di rete, WiFi e per telecomunicazioni cellulari made in EU, una board europea di revisione dei sorgenti di Linux (il sistema operativo è già made in EU in un certo senso) e soprattuto servono social made in EU e un grosso commerce made in EU.
Dopodiché servirà chiamare USA e Cina ad un tavolo delle trattative per chiedere garanzie anti-spionaggio ecc., con la minaccia di rendere le loro tecnologie illegali se gli accordi non vengono rispettati.
Stavo leggendo un articolo su un quotidiano online e a fine articolo mi sono imbattuto nella solita lista di banner pubblicitari.
Si tratta di messaggi studiati per lo più per i boccaloni, che parlando di impianti dentali a prezzo scontato, metodi per dimagrire o smettere di fumare o per chi russa. Insomma di tutto e di più.
Il bello è che applicano la stessa comunicazione per diversi prodotti e spesso si inventano anche marchi del tutto finti per darsi un po’ di credibilità.
Ecco come appaiono questi banner:
Entrando in una delle pubblicità sulla perdita di peso si parla di un presunto “congresso europeo degli esperti di endocrinologia”, dove una studentessa italiana di nome Sara avrebbe fatto un discorso applaudito per dieci minuti, col quale avrebbe illustrato un metodo per dimagrire senza rinunce, sport ecc.
Per rendere la cosa credibile hanno pubblicato la foto di questa “Sara”, che è questa qua:
Allora cerco la foto su Google Immagini, un servizio comodissimo di Google con cui è possibile cercare tutte le pagine sul web che contengono quella immagine e… tac! Trovo un sacco di pagine di risultati con una promozione analoga in tutte le lingue.
Ovviamente “Sara” cambia nome in “Sarah” o altri equivalenti, e diventa una studentessa inglese o tedesca a seconda dei casi.
Sara è diventata colombiana
Sara è diventata inglese
Che cosa imparare da queste pubblicità ingannevoli?
Questo post vuole metterla in ridere, ma ci sono verità più profonde.
Vi chiedete come mai quasi tutti i giornali online devono mettere banner di questo tipo?
Perché è una delle poche pubblicità che pagano davvero, e finché le persone non capiranno che il lavoro dei giornalisti va pagato, è giusto proporre ai lettori delle pubblicità pattume di questo tipo.
Dimagrire costa fatica
Non esistono scorciatoie. Le vie che funzionano sono quelle in salita. La cattiva notizia è che per raggiungere un obiettivo bisogna faticare, ma la buona è che quando arriverai alla meta ti sentirai (e sarai) una persona migliore.
Leggere (o scrivere) un testo su un display ad alta densità è molto più piacevole e soddisfacente rispetto al caso di un monitor – sia pur buono – tradizionale; per certi versi è come usare la carta: nitido, definito, senza pixel “morbidi” nelle grazie.
Lo stesso in un certo senso vale per le foto, anche se la cosa non mi colpisce come coi testi perché nelle immagini un dettaglio eccessivamente nitido non è sempre un vantaggio, a mio parere.
Penso che l’acquisto di un buon monitor sia spesso sottovalutato, eppure può rendere l’esperienza d’uso molto diversa e più piacevole.
A parte i problemi di privacy, su cui Google è molto indietro, e qualche problema di compatibilità coi principali software in commercio (Microsoft Office in primis) si tratta di strumenti utilissimi e che raccomanderei soprattutto per la produttività personale non soggetta a particolari problemi di riservatezza.
Questi software si possono usare da qualsiasi computer, spesso anche senza essere connessi ad Internet, inclusi cellulari e tablet. È possibile autorizzare altri utenti a leggere o modificare i nostri documenti, anche contemporaneamente e in tempo reale, oppure usando il collaudato meccanismo delle note.
Puoi ritrovare i tuoi documenti vecchi di anni usando un motore di ricerca integrato molto buono e senza dover recuperare i file da chissà quale disco/cartella, perché è tutto in cloud.
Google dovrebbe essere inibita dal mostrare gli snippet (o preview) di contenuti presi da altri siti.
Non solo questo danneggia i siti che producono contenuti, che non possono monetizzare il traffico, ma consente a Google di selezionare le fonti e quindi far leva sul proprio potere per sfavorire eventuali concorrenti in modo – diciamolo – scorretto.
Bisogna tornare ad una politica di grande attenzione e contrasto ai monopoli, soprattutto nel mondo digitale dove le leve diventano lunghissime a prescindere dai capitali messi in gioco.
Raspberry Pi è un piccolo computer contenuto in una scheda elettronica grande circa come una carta di credito.
Nel 2015 circa comprai la seconda versione, all’epoca già dotata di una CPU 4-core e 1 GB di RAM.
Anche se l’avevo già data per persa, pochi giorni fa la ritrovai in un sacchetto e così ho deciso di rimetterla in funzione aggiornando il sistema operativo Raspberry OS (Debian) all’ultima versione.
Tutto è davvero semplice: dal sito è possibile scaricare per i 3 principali sistemi operativi il tool che automaticamente formatta la scheda SD e vi installa l’immagine del sistema. La stessa immagine funziona su tutti i Raspberry. Questa è eleganza.
Il boot avviene in pochi secondi ed è senza problemi. Al primo avvio vengono richieste alcune configurazioni (locale, Wi-Fi, ecc.) e si è subito pronti.
Collegando un disco fisso USB, si nota che è già configurato per lo stand-by dopo pochi minuti, cosa che rende Raspberry un eccezionale media server.
Penso che Raspberry porti quel non so che di anni ’80 nel mondo del computing, ormai così appiattito sul software. Non a caso qualche giorno fa è stato annunciato Raspberry Pi 400, un vero Commodore 64 dei nostri tempi.
Impossibile non amare Raspberry Pi. Impossibile non amare la flessibilità di GNU/Linux.
Spotify ci ha consentito di poter ascoltare musica a volontà senza dover spendere valanghe di soldi in dischi (o ricorrendo alla pirateria).
Ma le cose più belle di Spotify secondo me sono altre due:
Il Release Radar: basato sui propri gusti musicali, ti impedisce di annoiarti perché ti propone solo pezzi appena rilasciati
L’algoritmo di correlazione: ti piace un artista? Puoi trovare altri artisti simili. Lo stesso vale con le canzoni e tutto questo viene messo al servizio di funzionalità quali il Release Radar.
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