6 consigli per i genitori di bimbi piccoli che vanno in albergo

All’inizio volevo intitolare questo post “i 6 errori”, ma mi rendo conto che essere genitori non è facile, e in fondo non sono un educatore. Tuttavia ho la pretesa di essere dotato di buon senso, e al ritorno dalle vacanze non posso trattenermi da alcune considerazioni basate su eventi vissuti fino a questa mattina, durante la mia ultima (sigh!) colazione in montagna.

Quando vai a pranzo o a cena in albergo, valuta queste possibilità:

  1. Tuo figlio può stare tranquillamente seduto sulla sua sedia, senza essere messo per forza sulle gambe della madre/padre. Se tuo figlio a tavola si agita, forse è perché nella posizione in cui lo metti non c’è alcuna probabilità che lui stia comodo. Come mangeresti stando in piedi su qualcun altro?
  2. Tuo figlio è tavola per mangiare, non per guardare i cartoni animati sullo smartphone, che tra parentesi disturbano i vicini di tavolo. Se non lo si abitua a concentrarsi sul cibo, perdi un occasione per educarlo all’alimentazione. In fondo il cibo è bello e buono, va fatto apprezzare e va “venduto” bene.
  3. È inutile portare tuo figlio a cena fino a mezzanotte: non fa bene alla sua salute, si annoia, inizierà a strillare e si sveglierà male domani mattina. Un bambino piccolo ha orari diversi dagli adulti.
  4. Perché far portare a tuo figlio degli strumenti musicali a tavola? Romperà le scatole a tutti i vicini di tavolo, tu vedrai le facce scocciate degli altri e la situazione si farà tesa. A tavola si mangia, punto.
  5. Che razza di discorso è: “se mangi questo ti faccio vedere Peppa Pig”? Quale rapporto col cibo svilupperà tuo figlio se lo abitui in questo modo? Se tuo figlio ha fame mangia, altrimenti sta a digiuno fino al pasto successivo. Peppa Pig è lì, nel piatto, e aspetta che tu mangi la sua coscia.
  6. Bisogna venirsi incontro: i genitori, magari con i loro amici, starebbero a parlare di politica e di calcio a tavola per due ore, ma il bambino non ha questa pazienza. Se si comporta bene bisogna anche garantirgli una durata del pasto non superiore al necessario.
Esiste poi la vecchia e sana disciplina: se il bambino non ubbidisce è un problema e va richiamato, non distratto con tecniche da intelligence.
In fondo le persone sono disposte a sopportare un piagnisteo, ma non il genitore che non prende provvedimenti.
Ovviamente sono ben accettate critiche e commenti.