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Perché ho cambiato idea su Immuni

Tempo fa, se non erro su Facebook, avevo scritto che un’eventuale App per il tracciamento sarebbe stato l’ennesimo colpo alla privacy.

In quei momenti (eravamo ancora a casa in quarantena e Immuni non esisteva ancora) si era entrati in un mindset in cui si scontravano privacy da un lato e sicurezza dall’altro. In particolare, tutta la storia recente delle App e dei social media ha rivelato quanta poca attenzione ci sia per la privacy nel mondo digitale. Infine, la Cina è da anni che sta trovando nuovi modi per tracciare tutto il possibile sui suoi cittadini, e sicuramente quello NON è un modello da seguire. Il pericolo era di importare non solo le loro mascherine, ma anche eventuali tecnologie di tracciamento.

Poi è uscita Immuni e per le caratteristiche che ha, devo dire che è stato fatto un buon lavoro. Non traccia dati personali, posizione, rubriche, ecc. ecc. I dati vengono distrutti presto e sono anonimi, ma soprattutto sono conservati in Italia. Insomma, una volta tanto ci si è impegnati per mettere la privacy al primo posto, senza sacrificare la funzionalità.

Questo dimostra da un lato che quando si vuole, si può rispettare l’utente e dall’altro, di conseguenza, quanta poca buona volontà ci sia da parte delle piattaforme digitali più importanti (Facebook, Google, Amazon).

A questo punto faccio questa considerazione:

Un grande danno alla privacy è non riconoscere quando questa viene finalmente rispettata, gettando al vento uno sforzo fatto nella direzione giusta da parte dei progettisti. Se passa il messaggio che il rispettare la privacy non serve a niente, a guadagnarci è chi non fa nulla per rispettarla.

Per questo ho installato Immuni sul mio smartphone e invito tutti a farlo.

Naturalmente una App sicura al 100% non esiste, ma forse la stessa cosa la si può dire per ogni prodotto che usiamo.