Se Donald Trump vincesse ancora le elezioni, le istituzioni americane – fortunatamente molto forti – rischierebbero di subire ulteriori picconamenti. Inoltre, a livello sociale, un Presidente che minaccia di contestare un esito elettorale e di non mollare il potere è una sciagura in un contesto già così polarizzato e divisivo. Insomma, Trump ha costruito il suo successo politico scavando nelle divisioni del Paese e questo è ferire l’America.
C’è però un altro modo di vedere le cose, più radicale (nell’accezione secondo la quale i fenomeni vanno valutati a partire dalle loro radici). Perché Trump è riuscito ad essere eletto Presidente già la prima volta? Possiamo immaginare varie ragioni, più o meno valide e/o determinanti:
- la spaccatura tra l’America rurale e quella urbana
- la capacità di sfruttare le debolezze dei nuovi media abbinato all’uso delle fake news e gli aiuti da parte di leader internazionali interessati ad influenzare la democrazia americana
- le tensioni sociali dovute alla globalizzazione
- la paura per un futuro che pare chiudere le possibilità di benessere
- il malessere psicologico di chi non riesce più a capire il mondo, preferendo così chiudersi in se stesso
La vera domanda è: sono stati superati questi problemi? Perché se la risposta è no – come credo – allora la possibile vittoria di Biden sarebbe più che altro da leggere come una sconfitta di Trump, dovuta alla gestione della pandemia o comunque ad un suo calo di popolarità personale.
Se non si recidono le radici del populismo, Biden sarà solo una parentesi, e finito un Trump, se ne farà un altro. In questo ragionamento è già contenuto, tra le righe, quello che dovrebbe essere il programma politico di un candidato democratico, anche a vantaggio degli stessi repubblicani, che da una società americana più unita e solidale, potrebbero guadagnare la facoltà di tornare a candidare persone conservatrici ma equilibrate e che non diventino causa di imbarazzo o corpi estranei da espellere.