Categorie
Blog

Zuckerberg ha deciso: si cambia in peggio.

La decisione del creatore di Facebook ha deciso: stop alla raccomandazione di gruppi politici sulla sua piattaforma.

Insomma, una risposta perfetta che salva la faccia agli occhi dei polli che ci cascano da un lato, e che dall’altro che gli consente di alzare i profitti della sua compagnia.

Sì, perché come è stato più volte detto anche da esperti, Facebook rovina le nostre democrazie non certo perché suggerisce i gruppi politici, ma perché fomenta l’odio e premia i contenuti più truci, divisivi, rissosi. Sono poi alcuni partiti a mietere il raccolto: quando le opinioni sono state confuse coi fatti e la violenza verbale diventa l’unica moneta di scambio, personaggi come Salvini o la Meloni hanno si trovano già il lavoro fatto.

Se c’è un problema, oggi, è proprio quello di una politica che ascolta troppo e non propone nulla. Non è quindi togliendo i suggerimenti sui partiti (ma chi se li considera?) che si risolve il problema, perché sono proprio i canali non ufficiali, come i gruppi tematici e così via, i luoghi dove si gestisce il consenso.

Facebook e gli altri devono mettere in campo le risorse per chiudere le porte alla violenza e non incentivare le risse online, ma il problema è che questo farebbe calare drammaticamente il traffico sulle piattaforme, con conseguente crollo degli introiti pubblicitari, che potrebbero così essere ridistribuiti su piattaforme tradizionali che pagano le tasse e che sono soggette alle leggi nazionali.

Categorie
Blog

Town Digital Platforms

Deliveroo, Just Eat, Amazon, ecc. sono nemici dell’economia reale.

Sarebbe molto più interessante che enti come i Comuni lavorassero a piattaforme proprie ad uso delle attività locali per favorire la consegna a casa della spesa e degli acquisti generali e dei pasti a domicilio.

Si potrebbe immaginare ad un servizio con costi molto bassi da redistribuire alla collettività nel bilancio comunale e per ripagare le (modeste) spese infrastrutturali e di sviluppo. Oppure anche un uso gratuito.

Si favorirebbe il lavoro locale e le attività locali, bypassando agevolmente il problema di sponsorizzare la piattaforma, cosa che un Comune dovrebbe poter fare in modo piuttosto agevole.

Ovviamente tutto open source e sviluppato localmente.

Categorie
Blog

Rabbia = Quantità

Ecco l’equazione alla base del successo dei social come Facebook, che ora giocano a fare le anime belle sospendendo gli account di Donald Trump, dopo esserne stati i più importanti megafoni.

  • Prima regola: le piattaforme social hanno bisogno di tanti visitatori che passino tempo navigando sui loro siti. Questo è indispensabile per concentrare pubblico ben profilato da rivendere agli inserzionisti pubblicitari
  • Seconda regola: pensare costa tempo e voglia. Una discussione civile procede naturalmente verso l’approfondimento e richiede impegno; soprattutto è alla portata dei pochi che sanno argomentare e che hanno il tempo di farlo.
  • Terza regola: la paura è il miglior modo per tenere alta l’attenzione del pubblico (cosa confermata da molti studi).

Risultato: molto meglio incentivare l’insulto, che richiede poco tempo ed è alla portata di tutti. Per ottenere questo, è bene usare algoritmi che aumentino la visibilità dei contenuti violenti, polarizzanti nei confronti dell’opinione pubblica, e che facciano leva su paure più o meno striscianti nella società.

Categorie
Blog

2021: The Social Age

Con la censura di Trump da parte di Facebook e Twitter prima, e ora con il boicottaggio di Parler (il social rivolto all’estrema destra) da parte di Google ed Apple, il 2021 si è aperto con un ulteriore avanzamento del mondo hi-tech sulla politica.

Certo, quanto è stato funzionale Trump a tutto ciò! Un presidente che fa leva sui peggiori istinti della società, gli stessi che hanno fatto lucrare Zuckerberg e soci, incapace perfino di preservare il lustro delle istituzioni americane, che così ora – screditate – fanno sembrare le piattaforme social l’unico argine di responsabilità.

Trump un “manchurian candidate” delle potenti lobby hi-tech? Probabilmente no, ma di fatto il risultato è lo stesso.

Eccoci allora nell’era social, dove gruppi dal capitale colossale e che hanno in mano l’informazione globale, “spengono” il Presidente del più potente stato del mondo, con un atto dal forte potere simbolico.

Gruppi che non si assumono alcuna responsabilità per i danni che compiono nella società e nella testa delle persone, per l’impoverimento che provocano e che in modo ipocrita oggi si fanno paladini contro la violenza, dopo averla studiata e sfruttata ad arte per far salire i dividendi.

Gruppi hi-tech che, ricordiamolo soprattutto a coloro che non gradiscono Trump (come il sottoscritto), non possono essere scacciati via con una elezione.

Categorie
Blog

Che fine ha fatto la Cina?

Wuhan è stata la scintilla dell’epidemia, che ha messo a dura prova la Cina come Stato e, soprattutto, i cinesi. Le vittime ufficiali sono state molto meno di quelle reali già nei conteggi della prima ondata, mentre ora i nuovi casi quotidiani in tutto il gigante asiatico sono meno di quelli della sola città di Ferrara.

Fonte: Wikipedia

Cambiamo completamente fronte: da 2 mesi è sparito il magnate di Alibaba, Jack Ma, proprio nel bel mezzo di un’importante operazione finanziaria che riguardava il suo gruppo, un colosso che non è inferiore ad Amazon tanto per intenderci.

Proprio in questi ultimi giorni infatti sono andate a mare due IPA che sono costate a Jack Ma 12 miliardi di dollari di perdite, dopo lo stop del governo cinese.

Lo stesso governo cinese che lo stesso Jack Ma aveva criticato duramente poco prima di sparire.

Si può pensare – giustamente – il peggio possibile sul governo cinese, che opprime le libertà dei suoi abitanti e delle minoranze; tuttavia, ancora una volta, guardo a casa nostra: come è possibile che nello strumento informativo n°1, cioè le TV, nessuno parli mai di questi fatti? Come mai da tempo immemorabile nei servizi sul COVID non si parla di Cina? Come è possibile che sparisca una delle persone più importanti del pianeta lasciando solo che siano i giornali e qualche sito web a parlarne?

Categorie
Blog

In favore di una piattaforma tecnologica europea

La immagino 100% aperta, senza le stronzate di spionaggio cinesi e americane. Ma se proprio ci devono essere, almeno siano europee.

Servono: CPU made in EU, chipset made in EU, chip di rete, WiFi e per telecomunicazioni cellulari made in EU, una board europea di revisione dei sorgenti di Linux (il sistema operativo è già made in EU in un certo senso) e soprattuto servono social made in EU e un grosso commerce made in EU.

Dopodiché servirà chiamare USA e Cina ad un tavolo delle trattative per chiedere garanzie anti-spionaggio ecc., con la minaccia di rendere le loro tecnologie illegali se gli accordi non vengono rispettati.

Categorie
Blog

La benzina del complottismo

O meglio, la miscela. Il complottiamo secondo me è alimentato da un mix di almeno tre componenti: la speranza consolatoria, l’autoindulgenza e il malessere.

Il malessere

Iniziamo dal malessere.

Una quantità spropositata di ricchezza (e quindi di mezzi) è in mano a pochissime persone.

Questo significa che la popolazione mondiale è troppo povera rispetto a pochissime persone, e dunque vede restringersi le speranze di una vita migliore.

È naturale allora pensare – legittimamente – che ci siano dei “poteri forti” che tirino le fila del mondo dal chiuso di una stanza, ai danni dei più. Se 10 persone controllano l’economia mondiale, sarebbe strano che queste non si incontrassero periodicamente, se non altro per fare dei cartelli.

Ci sono però qua già due problemi.

1) I cittadini di fatto sono contrari all’equità fiscale

Non ho scritto male, è proprio così! Se un candidato propone di alzare le tasse ai ricchi, i poveri sono i primi a non votarlo. Eppure un fisco equo potrebbe migliorare le condizioni dei più poveri. Non è un dramma, perché alzare le tasse ai ricchi non è detto che crei un saldo positivo in senso assoluto, soprattutto in un mondo in cui i capitali sono più mobili delle persone; in ogni caso è un fatto che difficilmente si possa andare al governo (e restarci abbastanza a lungo) con una proposta ridistribuiva significativa.

2) Non è detto che le 10 persone più ricche del mondo vadano d’accordo su tutto o che siano infallibili.

Gli imprevisti esistono per tutti, anche per i super ricchi. Queste persone inoltre probabilmente hanno interessi divergenti: i cartelli sono possibili, ma nella storia difficilmente si sono dimostrati “infrangibili”.

L’autoindulgenza

Su questo, alcuni psicologici hanno appunto lavorato ad uno studio (pubblicato qui e citato da questo sito italiano da cui ho preso l’immagine di questo post) da cui si evince che i complottisti sono spesso persone autoindulgenti, cioè soggetti che hanno gravi problemi ad assumersi le responsabilità per i propri fallimenti o per quelli di altre persone a lui care. Il caso paradigmatico è quello della sconfitta di Trump e, per esteso, di tutti i trumpisti che senza nessuna prova gridano ai brogli.

La speranza consolatoria

Secondo me l’autoindulgenza non è però il motivo più forte. Credo che ci sia qualcosa di più profondo.

La speranza consolatoria è un meccanismo psicologico molto semplice

Meglio credere che ci sia qualcuno di malvagio dietro ad un fenomeno, piuttosto che pensare all’idea terrificante di essere nelle mani del caso.

La persona malvagia prima o poi può morire, può cambiare idea, o – cosa ancora più affascinante – perseguire un fine superiore che al momento ci è nascosto (ricorda nulla?). Il caso è terribile perché non segue alcuna logica, alcuna ragione e non fa differenza tra “buoni” e “cattivi”, mettendo così anche in crisi il senso utilitaristico della morale.

Quindi pensare che dietro al COVID-19 o alla mancata elezione di Trump ci sia qualcuno che cospiri, è sicuramente più rassicurante rispetto all’idea che davvero un virus possa venire fuori dal nulla o che le idee folli con cui ci si è ubriacati per anni possano poi schiantarsi contro un muro con una sconfitta elettorale.

Che fare?

Sicuramente costruire un progetto di informazione nuova, finanziata magari pubblicamente, con meccanismi che limitino “by design” le influenze di grossi gruppi finanziari potrebbe essere un primo passo. Non una logica spartitoria degli spazi, ma di mediazione tra le forze.

Una lotta bipartisan per limitare la circolazione dei capitali ed eliminare i privilegi fiscali dei grandi gruppi ai danni dei cittadini che poi consentono proprio a quei gruppi di crescere.

Una battaglia culturale bipartisan su una redistribuzione efficiente ed efficace del reddito.

Un aiuto psicologico di massa contro l’ansia da globalizzazione e che contrasti la speranza consolatoria. Fin nelle scuole, serve insegnare ai ragazzi l’importanza – e il bello – di assumersi le responsabilità e ripartire dalle sconfitte, che come diceva Churchill, non sono mai definitive.

Categorie
Blog

Debito buono.

Il debito buono esiste. Se costruisco una ferrovia che nel giro di 10 anni produrrà 100 milioni di euro di valore e che mi costa 50 milioni di euro che al momento no ho, ha perfettamente senso indebitarsi per costruirla. Questo si chiama investimento. Alla fine del giro, avrò generato 50 milioni di valore netto, che altrimenti non ci sarebbe stato.

Quello di cui dubito sempre di più è la capacità dei nostri governi di pensare agli investimenti anziché all’aumento della spesa corrente per biechi fini elettorali. Questo produce il debito cattivo, che ha strozzato la mia generazione e che forse ucciderà quella successiva.

Categorie
Blog

Storico e politico.

Come disse il bravissimo Alessandro Barbero:

Il “lavoro” intellettuale dello storico è molto diverso da quello del politico.

Il lavoro dello storico deve essere scevro da condizionamenti personali, libero insomma dalle opinioni. Lo storico non giudica, ma analizza le cause che hanno portato a determinati effetti, cercando di conoscere a fondo la società di un determinato tempo, scovandone le paure, i sentimenti, le ambizioni.

Ecco, ognuno di noi dovrebbe essere capace di essere un po’ come un bravo storico… nel valutare il politico!

Che senso ha struggersi per i milioni di morti causati da Hitler se non si capisce come Hitler è salito al potere? Mica ha vinto le elezioni (il nazismo è nato in una democrazia!) creando da subito i campi di concentramento e bruciando gli ebrei, gli zingari e gli omosessuali! Prima li ha presi di mira politicamente e li ha usati come capro espiatorio.

Allo stesso modo la mafia non nasce con Falcone e Borsellino fatti saltare per aria, ma con il sostegno alle famiglie bisognose da parte dei mafiosi, laddove lo Stato non è efficace.

Per arrivare ad un luogo, bisogna imboccare una strada che non assomiglia al luogo stesso.

Capire dove è diretta una strada indicata dai politici è il modo migliore per valutarli anche da un punto di vista storico.

(L’immagine proviene dalla pagina https://www.focus.it/cultura/storia/10-cose-che-forse-non-sai-su-hitler)

Categorie
Blog

Incendi controllati.

Dalla Gazzetta Ufficiale —

Per fuoco controllato e’ da intendersi l’applicazione in sicurezza del fuoco su precise superfici prestabilite. Gli obiettivi gestionali del fuoco controllato sono sempre motivati da interessi di rilevanza scientifica o economica […] come [la] diminuzione dell’intensita’ e della diffusibilita’ degli incendi boschivi mediante la riduzione della biomassa bruciabile […]

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana

Insomma nella vita è necessario a volte correre piccoli rischi “controllati” (il controllo è spesso una illusione, attenzione!) per evitare di correre rischi più grandi.

Può trattarsi anche di concedere all’avversario un vantaggio “tattico” al fine di procurare per sé un vantaggio strategico.

La cosa più importante è essere ragionevolmente sicuri di non cascare nella trappola che noi stessi prepariamo.

Ad esempio, nell’allearci tatticamente con un avversario dobbiamo fare prima alcune valutazioni.

  • Se l’avversario è moralmente ambiguo, dobbiamo essere superiori nella disciplina, o ci trascinerà nei suoi vizi.
  • Se l’avversario non ha esperienza, dobbiamo tendere trappole guardando il calendario e quindi su una strategia a lungo termine. Chi non è esperto viene infatti travolto dagli imprevisti che per altri sono solo scadenze già conosciute.
  • Se l’avversario non ha storia, dobbiamo conoscere molto bene la nostre origini, o la sua capacità di muoversi da una verità all’altra ci confonderà le idee.
  • Se l’avversario non ha cultura, bisogna far prevalere la propria.