Gestire l’aspettativa

Il governo Conte gode di poca stima in questi giorni, dopo mesi di sostanziale “sintonia” con la gran parte degli italiani.

Sicuramente la prospettiva di lockdown più o meno velati pone una seria ipoteca sulla ripresa, agitando nell’immaginario di molti imprenditori lo spettro del fallimento.

C’è però qualcosa di più profondo: la delusione delle aspettative. La fine della favola, o se vogliamo della dolce melodia suonata dal pifferaio magico Conte, che con le sue note dolci ha passato mese a spiegarci quanto gli italiani siano stati bravi, buoni e diligenti. Come i compagni di viaggio di Ulisse incantati dalle sirene, tutti noi più o meno ci siamo sentiti per una volta migliori degli altri, e abbiamo spento il nostro senso critico. Però poi è tornata la realtà a bussare la porta.

Quando un bambino scopre che Babbo Natale non esiste, si arrabbia. Quando si scopre che in realtà la pandemia è ancora fuori controllo, che non siamo migliori degli altri e che il lockdown, dopo essere stato pervicacemente escluso, torna ad essere valutato o proposto con altre forme, a (quasi) tutti è scesa la catena.

Ecco perché chi governa deve sforzarsi di imporre standard elevati e mai — MAI — indorare la pillola o peggio ancora adulare i cittadini per sedare le loro paure. Chi governa guida, non si fa guidare. Churchill promise sangue, lacrime e sudore per preparare i cittadini al peggio e vinse. Conte ha promesso “niente lockdown” e ora non sa più che pesci pigliare.