Mr.Robot

In favore di Mr. Robot

Mr. Robot è una serie TV americana creata (e quasi interamente diretta) da Sam Esmail e il cui “doppio protagonista” è interpretato da Rami Malek e Christian Slater. Al momento, a parte la quarta stagione, la serie è visibile in Italia su Amazon Prime.

La cosa che mi ha attirato da subito è stata l’incredibile attenzione ai dettagli “tecnologici” che gli sceneggiatori hanno posto alle scene di hackeraggio, per le quali si sono avvalsi di veri esperti. Non si tratta solo di vedere persone che digitano comandi su computer Linux perfettamente sensati, tanto che vale la pena fare dei fermo immagine e annotarseli; ricordo una scena in cui Angela, un personaggio non-hacker, deve scrivere dei comandi su un terminale e gli errori che commette sono esattamente quelli che farebbe un principiante (es. non rendersi conto di quale sia la directory in cui si è).

Inevitabilmente i colpi di scena delle prime puntate sono costruiti ad arte per tenere alta l’attenzione; forse qualche forzatura qua c’è. Tuttavia niente viene buttato via, e anche alcuni punti rimasti aperti nella prima stagione vengono chiusi nella quarta.

Un’altra cosa che cattura è la storia, davvero bella e soprattutto stranamente verosimile. Insomma, quello in cui vive Elliot è un mondo molto simile al nostro; cambia qualche marchio, ma la sostanza rimane la stessa: il problema dell’1% dei più ricchi “che giocano ad essere Dio senza il nostro permesso”, le multinazionali che trafficano coi nostri dati e che sono più potenti dei governi, i problemi delle criptovalute, l’alienazione che provocano gli strumenti digitali e la superficialità con cui riteniamo che semplici azioni di vendetta o rappresaglia possano sistemare il mondo.

Dal punto di vista della fotografia questa serie è un capolavoro. Inquadrature pulite, a volte vertiginose, dove ben si usano simmetrie e asimmetrie. Luci spesso curatissime, anche perché molte scene sono girate di notte o al chiuso.

Gli attori sono praticamente tutti molto convincenti. Un plauso speciale va secondo me a BD Wong, nel doppio ruolo di Whiterose e Zhi Zhang, due personaggi centralissimi che diventano sempre più importanti nello svolgersi della serie, che riprendono simmetricamente il tema dello sdoppiamento della personalità rispetto al protagonista, ma che in questo caso richiedono una capacità di adattarsi in una ricca gamma di personalità: ambizione, potere, dolcezza, umanità, disumanità, violenza. Purtroppo questo capitolo apre sempre una ferita: in Italia siamo abituati a standard di recitazione talmente bassi che viene da piangere.

Non posso non citare la musica. L’autore della colonna sonora di tutte e quattro le stagioni, Mac Quayle, ha composto ben 7 album tutti da ascoltare.

Mr. Robot non è una serie per hacker, un po’ come MadMen non era una serie per pubblicitari. Però descrive perfettamente quel mondo fatto di diffidenza verso una società che non si capisce mai se debba essere annientata, salvata o punita… e questo è molto da hacker! Si tratta di una piccola gemma inevitabilmente destinata ad una nicchia, che ne apprezzerà l’intelligenza e la cura per i dettagli, oltre che una narrazione che regala svariate puntate memorabili.