Social Media ed esasperazione

Facebook e i social prosperano grazie allo sfruttamento di un bug del cervello umano: la sua sensibilità al pericolo facilmente sfruttabile da chi vuole ottenere attenzione.

Gli algoritmi dei social amplificano quindi tutto ciò che è allarmistico, creando un universo parallelo fatto di nevrotici che regalano il loro tempo agli inserzionisti di queste piattaforme.

Un ex CEO di Google ha recentemente definito i social in modo molto simile a quanto fece Umberto Eco pochi anni fa: un amplificatore di idioti.

Il problema è che anche (alcuni) media tradizionali sembrano aver cambiato il loro stile comunicativo per imitare i social. Insomma, i buoi sono scappati dal recinto.

Libero e Il Giornale sono esempi di testate giornalistiche “fabbrica-frustrati”.

L’importante è usare titoli “forti” acchiappa-click, favorendo violenza verbale, termini scurrili ed esagerazioni.