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Zuckerberg ha deciso: si cambia in peggio.

La decisione del creatore di Facebook ha deciso: stop alla raccomandazione di gruppi politici sulla sua piattaforma.

Insomma, una risposta perfetta che salva la faccia agli occhi dei polli che ci cascano da un lato, e che dall’altro che gli consente di alzare i profitti della sua compagnia.

Sì, perché come è stato più volte detto anche da esperti, Facebook rovina le nostre democrazie non certo perché suggerisce i gruppi politici, ma perché fomenta l’odio e premia i contenuti più truci, divisivi, rissosi. Sono poi alcuni partiti a mietere il raccolto: quando le opinioni sono state confuse coi fatti e la violenza verbale diventa l’unica moneta di scambio, personaggi come Salvini o la Meloni hanno si trovano già il lavoro fatto.

Se c’è un problema, oggi, è proprio quello di una politica che ascolta troppo e non propone nulla. Non è quindi togliendo i suggerimenti sui partiti (ma chi se li considera?) che si risolve il problema, perché sono proprio i canali non ufficiali, come i gruppi tematici e così via, i luoghi dove si gestisce il consenso.

Facebook e gli altri devono mettere in campo le risorse per chiudere le porte alla violenza e non incentivare le risse online, ma il problema è che questo farebbe calare drammaticamente il traffico sulle piattaforme, con conseguente crollo degli introiti pubblicitari, che potrebbero così essere ridistribuiti su piattaforme tradizionali che pagano le tasse e che sono soggette alle leggi nazionali.

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Rabbia = Quantità

Ecco l’equazione alla base del successo dei social come Facebook, che ora giocano a fare le anime belle sospendendo gli account di Donald Trump, dopo esserne stati i più importanti megafoni.

  • Prima regola: le piattaforme social hanno bisogno di tanti visitatori che passino tempo navigando sui loro siti. Questo è indispensabile per concentrare pubblico ben profilato da rivendere agli inserzionisti pubblicitari
  • Seconda regola: pensare costa tempo e voglia. Una discussione civile procede naturalmente verso l’approfondimento e richiede impegno; soprattutto è alla portata dei pochi che sanno argomentare e che hanno il tempo di farlo.
  • Terza regola: la paura è il miglior modo per tenere alta l’attenzione del pubblico (cosa confermata da molti studi).

Risultato: molto meglio incentivare l’insulto, che richiede poco tempo ed è alla portata di tutti. Per ottenere questo, è bene usare algoritmi che aumentino la visibilità dei contenuti violenti, polarizzanti nei confronti dell’opinione pubblica, e che facciano leva su paure più o meno striscianti nella società.

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2021: The Social Age

Con la censura di Trump da parte di Facebook e Twitter prima, e ora con il boicottaggio di Parler (il social rivolto all’estrema destra) da parte di Google ed Apple, il 2021 si è aperto con un ulteriore avanzamento del mondo hi-tech sulla politica.

Certo, quanto è stato funzionale Trump a tutto ciò! Un presidente che fa leva sui peggiori istinti della società, gli stessi che hanno fatto lucrare Zuckerberg e soci, incapace perfino di preservare il lustro delle istituzioni americane, che così ora – screditate – fanno sembrare le piattaforme social l’unico argine di responsabilità.

Trump un “manchurian candidate” delle potenti lobby hi-tech? Probabilmente no, ma di fatto il risultato è lo stesso.

Eccoci allora nell’era social, dove gruppi dal capitale colossale e che hanno in mano l’informazione globale, “spengono” il Presidente del più potente stato del mondo, con un atto dal forte potere simbolico.

Gruppi che non si assumono alcuna responsabilità per i danni che compiono nella società e nella testa delle persone, per l’impoverimento che provocano e che in modo ipocrita oggi si fanno paladini contro la violenza, dopo averla studiata e sfruttata ad arte per far salire i dividendi.

Gruppi hi-tech che, ricordiamolo soprattutto a coloro che non gradiscono Trump (come il sottoscritto), non possono essere scacciati via con una elezione.

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Lode a Kurzgesagt

Uno dei miei canali YouTube preferiti è Kurzgesagt – In a Nutshell (SitoCanale YouTube).

Non è la prima volta che sottolineo come YouTube sia uno dei pochi media buoni rimasti in cui sia possibile trovare documenti utili per imparare cose nuove, approfondire e accedere ad una buona divulgazione.

Kurzgesagt è adatto agli adulti e ai ragazzi, ed è spesso tradotto anche in lingua italiana da volontari. È un sistema di divulgazione molto fresco e di successo (>= 13 milioni di iscritti al canale a novembre 2020) che copre svariate discipline scientifiche: biologia, astrofisica, tecnologia, società, filosofia e astronomia.

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Social Media ed esasperazione

Facebook e i social prosperano grazie allo sfruttamento di un bug del cervello umano: la sua sensibilità al pericolo facilmente sfruttabile da chi vuole ottenere attenzione.

Gli algoritmi dei social amplificano quindi tutto ciò che è allarmistico, creando un universo parallelo fatto di nevrotici che regalano il loro tempo agli inserzionisti di queste piattaforme.

Un ex CEO di Google ha recentemente definito i social in modo molto simile a quanto fece Umberto Eco pochi anni fa: un amplificatore di idioti.

Il problema è che anche (alcuni) media tradizionali sembrano aver cambiato il loro stile comunicativo per imitare i social. Insomma, i buoi sono scappati dal recinto.

Libero e Il Giornale sono esempi di testate giornalistiche “fabbrica-frustrati”.

L’importante è usare titoli “forti” acchiappa-click, favorendo violenza verbale, termini scurrili ed esagerazioni.

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Stai attento alle bolle-filtro

Questo vecchio video TED del 2011 è ancora di un’attualità straordinaria. Anzi, era in anticipo sui tempi, quindi ora è attuale.

Spiega come mai i social network rovinano le persone e, dal 2016 lo possiamo dire, anche le nostre democrazie.

Buona visione.

(I sottotitoli del video sono anche in italiano)

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Facebook: ci è o ci fa?

È già stato visto come il meccanismo perverso dell’advertising su Facebook, con i suoi meccanismi di correlazione e di echo chamber, sia molto forte nel condizionare le opinioni delle persone. Il tutto tenendo conto del fatto che l’algoritmo di Facebook premia i contenuti violenti e dunque le opinioni più estreme.

Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica, Facebook ha preso tutti in giro affermando che avrebbe posto dei freni alla pubblicità di tipo politico sulla sua piattaforma.

Il punto è: ci è o ci fa?

Infatti già alcune analisi sulle recenti modifiche alle policy pubblicitarie di Facebook in vista delle prossime elezioni presidenziali americane, ha rilevato una serie di debolezze che mostrano la insostenibilità intrinseca di questo modello.

L’esempio paradigmatico è questo: Facebook ha bloccato l’inserimento di pubblicità politiche (come fare a definirle tali in modo deterministico?) ma solo dopo il 27 ottobre! Quindi è possibile pre-caricare tutta la pubblicità politica in questi giorni e attivarla prima di quella data!

Facebook è una compagnia tossica contro la quale bisogna agire per il bene di tutti.

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Per riacquistare la privacy serve l’inflazione

Molti pensano che la cancellazione dei dati sia il modo migliore per eliminare le informazioni. Nell’era del digitale non è così.

Per eliminare le informazioni, serve creare un’inflazione di dati falsi.

Prendiamo ad esempio Facebook.

Quante cose Facebook sa su di noi?

Secondo gli stessi studi che hanno portato al progetto di Cambridge Analytica, dopo i tuoi primi 300 like la piattaforma è capace di predire il tuo comportamento meglio del tuo coniuge. Ecco perché è possibile usare questa piattaforma per trasformare l’informazione in arma e te in una persona condizionata in modo chirurgico e scientifico.

Magari hai anche pensato di cancellarti da Facebook, o lo hai già fatto, perché lo ritieni stupido, privo di interesse o comunque troppo invasivo.

La realtà è che non devi cancellarti da Facebook, quanto piuttosto cancellare la possibilità per chi lo gestisce di capire davvero chi sei e che cosa vuoi.

Se cancelli quei like o il tuo profilo, probabilmente da qualche parte ne rimarrà traccia; i database spesso vengono progettati in modo che una cancellazione non sia davvero irreversibile, quanto meno per il proprietario del sistema.

Allora, probabilmente, la cosa migliore è una sola: mettere like a pioggia su contenuti scelti (davvero) a caso.

Più like metti, più ti iscrivi a gruppi irrilevanti, più confusione potrai creare nei loro sistemi, e probabilmente sarai capace di spezzare la echo chamber che mina il tuo spirito critico.

Attenzione però ad una trappola.

Se guardi le prime decine di post nel tuo wall, noterai che sono tutti di persone con cui interagisci spesso.

Devi quindi bypassarle e andare oltre. Cerca contenuti di persone che non segui mai o che la pensano al contrario di te e metti like.

C’è un ultimo suggerimento: i gruppi a cui sei iscritto sono spesso più descrittivi della tua personalità rispetto ad un like ad una pagina, quindi rimuoviti dai gruppi non indispensabili e iscriviti a gruppi che sono anche all’opposto dei tuoi interessi o valori.

Ricordati però due cose:

  1. Contano anche le interazioni, quindi prima di abbandonare la piattaforma, interagisci in modo random nei nuovi gruppi a cui ti sei iscritto o con persone nuove. Ti basta scrivere cose superficiali, tanto sui social la banalità premia.
  2. Ricorda che una parte preziosissima dei dati che regali a Facebook viene dal tuo smartphone (regola in modo fine la tua privacy, smetti di condividere foto ricche di metadati, non consentire il tracking GPS) e dalle App con cui accedi tramite lo stesso Facebook. Disattivale e rimuovi le autorizzazioni.
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YouTube è il miglior medium di sempre

La televisione è per lo più inguardabile, in particolare Mediaset.

Sicuramente se ci si vuole gustare un film o una serie TV senza sorbirsi decine di minuti di pubblicità è meglio Netflix o Amazon Prime.

Tuttavia per nutrire il cervello la miglior risorsa è YouTube. Qui, dal basso, migliaia di persone spendono ore del proprio tempo per produrre contenuti di qualità motivati per lo più dalla passione, il miglior motore del mondo. Per alcuni di loro non manca di certo la competenza, cosa che rende i loro canali preziosi quanto mai la TV è riuscita ad essere.

YouTube è libero, gratuito e contiene un database sterminato di video di ogni tipo con un potente motore di ricerca ed è letteralmente possibile farsi una cultura su questo mezzo.

Ecco alcuni canali incredibili che ho scoperto nel tempo:

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Non allontanare chi la pensa diversamente da te

Apri Facebook (io non lo faccio più) durante un periodo politicamente caldo, magari proprio ora che ci avviciniamo al referendum. Trovi post stupidi, analfabeti funzionali che scrivono a sproposito o “tecnocrati discepoli di Soros” che inneggiano a idee che ritieni criminali.

Ti arrabbi, e scrivi un post come questo:

Prego tutti gli elettori di X: toglietemi dalle vostre amicizie, non ho più niente da spartire con voi.

Secondo me, se fai questo sbagli.

  1. Devi a tutti costi spezzare la echo chamber che Facebook costruisce per te. Avere solo amici che la pensano come te abbatte il tuo spirito critico. Anche la persona con le idee più balzane ti è utile per mettere alla prova quello che ritieni giusto e ricordarti perché è così. L’uso di Facebook come grimaldello elettorale (Trump, Brexit) è stato possibile proprio grazie all’uso delle echo chambers. Il meccanismo vale anche nell’altro senso, cosa piuttosto utile: se spezzi la bolla degli altri restando loro “amico”, loro vedranno opinioni diverse e non resteranno del tutto circondati da chi la pensa come loro.
  2. Il secondo motivo è conseguenza del primo: vedendo solo gente che la pensa come te, perdi il contatto con la realtà. Tutte le tue valutazioni sulla società saranno condizionate da una percezione distorta, che non ti renderà obiettivo.

Il consiglio è di fare uno sforzo e non creare un mondo social apparentemente perfetto, che però ti trasforma in un soggetto condizionato.