Le abbuffate di Natale

La cosa che più odio delle feste natalizie dopo la corsa ai regali è la faccenda delle abbuffate.

Aldilà del background di torroni, cioccolatini, frutta secca, pandori e panettoni che iniziano a circolare per casa, gli appuntamenti irrinunciabili a tavola sono – come minimo – i seguenti:

  • Cenone della vigilia di Natale
  • Pranzo di Natale
  • Cenone di capodanno
  • Pranzo di capodanno

A questo si aggiungono, in assenza di pandemia, cene con amici che tornano solo una volta all’anno nella città natale e, soprattutto, tutte le sessioni di smaltimento di avanzi e di piatti portati da amici e parenti.

Per carità, è molto bello potersi salutare, rivedere persone che non si vedono spesso, ecc. ecc., ma perché restare vincolati a tradizioni ataviche come i cenoni e i pranzi? Non viviamo più in una società dove mangiare è sinonimo di festa o grande occasione; quel tipo di società era così perché il cibo era una risorsa scarsa, ma oggi è praticamente impossibile morire di fame (almeno in Occidente), mentre sempre di più si muore per il troppo cibo.

Il risultato è gente che si accoda al pronto soccorso per indigestioni e intossicazioni, asterischi sulle analisi del sangue che è meglio non fare almeno fino a febbraio e chili inutili da smaltire per varie settimane.