Sulla semplificazione

La semplificazione è usata principalmente con due finalità diverse: aiutare la comprensione e illudere.

Se dovessi spiegare ad uno studente come si realizza un’App, comincerei da un codice di esempio di poche righe, e non da un software reale, e i motivi sono ovvi.

Quasi tutto il processo istruttivo scolastico è una grande semplificazione: si purificano i concetti e li si presentano sullo sfondo bianco di un mondo ideale. Questa semplificazione è efficace e utile, perché ci introduce a bassa velocità e senza rischi in un nuovo mondo, fino a quando, se decidiamo che ne vale la pena, decidiamo di approfondire. La serie dei Medici in onda in TV in queste settimane, criticata da alcuni storici per le semplificazioni attuate, probabilmente ha incuriosito qualche persona che poi autonomamente ha riaperto un libro di storia o una pagina web dedicata. Senza una serie TV semplificata, probabilmente questo non sarebbe successo. Insomma, da questo punto di vista, viva la semplificazione, che ci consente di andare avanti e progredire.

C’è poi la semplificazione illusoria, operata innanzitutto da noi stessi, e spesso sapientemente gestita da alcuni cattivi politici. Vorremmo tornare a quando tutto era più semplice. Vorremmo trovare un solo colpevole. Vorremmo che la società funzionasse seguendo leggi semplici e prevedibili. Vorremmo cancellare con un colpo di bacchetta magica un errore che abbiamo compiuto, una parola detta di troppo. Questa semplificazione non è simile a quella vista sopra; ne è esattamente l’opposto, perché ci spinge a tornare indietro e non avanti. Ci vuole illudere perché vuole farci dimenticare per un attimo che il mondo sfugge al nostro controllo e soprattutto alla nostra comprensione. Ci illude sulla complessità delle relazioni umane e delle nostre storie, non tenendo conto delle nostre contraddizioni.

La buona semplificazione è quella che ci aiuta a capire la complessità, e non a sfuggirne; ci aiuta a progredire nella comprensione del mondo e non a regredire.
Quando ascolterete il prossimo demagogo che vi vorrà convincere che “basta fare…”, tenetene conto.