I populismi avanzano. L’Europa pare sia pienamente avviata verso un processo di disintegrazione con cause sia interne che esterne. Nell’era della post-verità, pare che l’ignoranza e il pressappochismo siano vincenti nei confronti della competenza e dell’approfondimento. Le fake news spostano voti, le smentite no. Le soluzioni piacciono anche se sono irrealistiche, purché siano semplici. I liberali, democratici, sostenitori della società aperta e dell’Europa, per lo più cercano di parare i colpi dei populisti e dei sovranisti, a volte deridendoli per il loro profilo naïve, ma senza incassare consensi.
Senza troppi giri di parole, credo che ciascun liberale che abbia a cuore la tutela delle libertà e delle costituzioni democratiche debba affrontare l’ardua sfida di dare risposta ad alcune domande.
Eccone almeno 10 particolarmente urgenti.
- Come proteggere i lavoratori dalla delocalizzazione senza rinunciare alla libertà di circolazione degli uomini e delle merci?
- Come integrare gli immigrati senza rendere instabile la società?
- Come relazionarsi con i Paesi instabili fonti di immigrazione umanitaria ed economica, senza tornare al colonialismo?
- Come far rispettare la legge in modo uniforme, senza creare discriminazioni insopportabili?
- Come proteggere i lavoratori dalle rivoluzioni tecnologiche senza rinunciare a queste ultime?
- Come aumentare la partecipazione dei cittadini e farli sentire determinanti nelle scelte politiche, senza rinunciare alle istituzioni di garanzia e controllo?
- Come regolare la mobilità dei capitali al fine di non creare situazioni di iniquità fiscale senza tornare ai dazi e alle dogane?
- Come conciliare l’interesse pubblico con l’iniziativa privata?
- Come rilanciare il progetto europeo riottenendo il supporto popolare ma senza snaturarne le radici?
- Come rilanciare la crescita economica per riaccendere da qui a 10 anni la fiducia nel futuro senza causare crisi del debito?